Come ogni estate, da qualche anno, questo è il momento di darsi da fare per un lavoro speciale. Faticoso, serrato. A tratti asfissiante (ma solo per il caldo). E al contempo immensamente gratificante: garanzia di relazioni profonde, intense e divertenti (irresistibilmente divertenti, e non solo a tratti). È un’attività di modellazione. Un’opera di coordinamento di competenze dedicate. Un lavoro di progettazione e costruzione di strutture che non solo devono essere funzionali, ma anche solide. E belle. Ciascun elemento che passa prima in mente e poi tra le mani viene trasformato con cura e maestria. Diventa parte di qualcosa di più grande. Molto più grande. Ogni membro di questa squadra sa che ogni piccolo dettaglio ha un ruolo cruciale nella resa dell’evento finale. E nel raggiungimento dell’obiettivo: far bene, far del bene.

«Ma tu, nella vita… fai l’artigiano?».

Un antico filosofo greco, Ippocrate di Kos, suggeriva di riflettere su come si possa costruire qualcosa di solido e duraturo partendo dalla conoscenza profonda della materia prima. Che per lui era l’essere umano. Prima di iniziare qualsiasi lavoro, bisogna fare la conta. Guardarsi negli occhi. Studiare la materia. Disegnare un progetto. Misurare con precisione. Pianificare ogni passaggio con attenzione. Fase cruciale questa: visione d’insieme, analisi di bisogni, risorse e obiettivi delle persone e dell’organizzazione. Quindi: preparazione degli strumenti, ognuno con una funzione specifica. Attrezzi con cui modellare e manutenere. Con pazienza e destrezza: trasformazione del materiale grezzo in elementi funzionali precisi. Ogni colpo, ogni incisione, ogni rifinitura è eseguita con cura e attenzione. Conoscenza e abilità nell’utilizzo di questi processi determinano la qualità finale del lavoro.
«In realtà no: plasmo, levigo, facilito relazioni tra elementi diversi con gesti precisi ma nella vita non faccio l’artigiano…».

«Ah, allora fai il manutentore!».

Una volta preparati i pezzi, si uniscono le parti con precisione e attenzione. L’intento è creare strutture stabili e armoniose. Ogni connessione dev’essere perfetta per garantire la resistenza e la durabilità dell’opera. Si lavora per unire le diversità in un tutto armonioso. Insieme al team, ché da soli non ce la si fa. La manutenzione richiede cura nel tempo per preservare bellezza e funzionalità. Come tutte le cose vive, la materia cambia. Si evolve. Per questo necessita di attenzione continua. Ugualmente le persone e le organizzazioni: han costante bisogno di supporto continuo, di aiuto a settare e a risolvere problemi, ad affrontare nuove sfide. Crescita e sviluppo sono processi dinamici che abbisognano di cura continua, essenziale per il benessere e il bellessere. Perché questo lavoro non è mera tecnica. È arte. È passione. Opera unica che porta con sé l’impronta personale di chi l’ha creata e di chi l’ha curata.
«In realtà no: analizzo lo stato dell’arte, fornisco strumenti adeguati, accompagno il lavoro meticoloso e facilito la passione ma nella vita non faccio il manutentore…».

«No? Allora nella vita fai il falegname!».

Il falegname vede nel legno grezzo la potenzialità di forme e strutture che possono nascere solo grazie alla sua abilità e visione. Partire dalle radici per costruire un futuro ricco di significato e valore. Con pazienza, attenzione e rispetto per la materia che ha tra le mani, modellando e trasformando le esperienze in conoscenza e saggezza.
«In realtà no: nella vita guardo più a ciò che sta sotto, la rete micorrizica delle connessioni sociali, per capire come si sviluppano in tronco e rami per trarne miglior utilità, ma non faccio il falegname…».

«Reti e connessioni: allora fai l’elettricista!».

Questo lavoro speciale porta luce e connessione dove prima regnava oscurità e separazione. La capacità di vedere oltre il visibile, di scrutare quello che c’è dietro i nostri occhi, di immaginare come le idee possono collegarsi e dar vita a qualcosa di nuovo e utile, ne è caratteristica essenziale. Portare energia e vitalità.
«In realtà facilito sì l’accensione di idee, per far chiaro nella mente e creare nuove connessioni tra pensieri, persone ed esperienze ma… non faccio l’elettricista!».

«Davvero? Allora ho capito: nella vita fai l’architetto!».

Analizzare, progettare, costruire spazi armoniosi e funzionali. Avere la capacità di guardare al di là. Avere una visione. Comprendere esigenze e desideri. Tradurli in realtà concrete. Pensare agli interlocutori finali. Fare bene, fare meglio. Ecco la parte centrale di questo lavoro speciale.
«Contribuisco a pianificare aspetti e dettagli, con attenzione al progetto e alla sua realizzabilità, monitorando e misurando i progressi. E guardando sempre al risultato finale. Tuttavia… Non sono un architetto!».

«Non sei un architetto? Allora fai il pittore!».

Il pittore ha una sviluppata e allenata capacità nel catturare e trasmettere emozioni attraverso forme, colori, profondità, piani e connessioni. Crea opere che ispirano, provocano e fanno riflettere. Ha l’abilità di vedere la bellezza nel quotidiano. Di scorgere ciò che altri non vedono. Di comunicare sensi e significati altri agli altri.
«Uh, mi sarebbe sempre piaciuto farlo ma no… nella vita non sono pittore».

«Ho capito: fai il capo cantiere, è chiaro!».

Il capo cantiere coordina e guida il lavoro di squadra. Garantisce che ogni elemento del progetto si integri perfettamente con gli altri. Sviluppa una fine capacità di leadership e quella visione strategica che risulta essenziale per chi desidera realizzare un progetto – proprio o di altri –, guidare un cambiamento e facilitarne la realizzazione e lo sviluppo futuro.
«Mio nonno era capo cantiere…».

«…e tu, allora, cosa fai nella vita?».

«Mi lascio ispirare da mio nonno. Forse è proprio questo quello che faccio nella vita…».
Per lavoro e per passione, coordino pensieri, emozioni e azioni. Facilito processi e relazioni. A livello individuale e collettivo. Lavoro per contribuire a costruire una società più coesa e armoniosa.
«Nella vita sono e faccio l’umanista…»

L’umanista è colui che – con ragione e sentimento – esplora e interpreta l’essere umano. Con l’obiettivo ardito di comprenderne la complessità. Per farlo, utilizza strumenti come la curiosità, la riflessione critica, l’empatia, la cultura, l’arte, la psicologia. Per migliorare la condizione umana.
Come un artigiano, l’umanista lavora con passione e dedizione. S’impegna costantemente a trovare nuove soluzioni a problemi sempre più complessi. Sa utilizzare una vasta gamma di strumenti intellettuali ed emozionali per costruire strutture di pensiero e relazioni significative. Come un abile artigiano, maneggia con destrezza concetti complessi. Li adatta alle esigenze del momento e del contesto. La sua abilità risiede nella capacità di integrare conoscenze provenienti da diverse discipline, creando un tessuto ricco e articolato di sapere ed esperienza.
La forza dell’umanista risiede nella capacità di vedere oltre l’immediato. Di progettare soluzioni che tengano conto dell’interconnessione tra le varie componenti della realtà. L’umanista è a proprio agio nel navigare tra idee e persone. Che mira a coordinare e guidare con saggezza e sensibilità. Formazione ed esperienza gli permettono di affrontare le sfide con una visione chiara e strategica. Sempre orientata al miglioramento continuo e al benessere individuale e collettivo.

In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dalla velocità, l’umanista rappresenta la figura capace di riportare l’attenzione sull’essere umano e sulle sue esigenze profonde. Con la sua capacità di comprenderne e interpretarne il comportamento, intende contribuire a costruire una società più giusta, inclusiva e sostenibile. Egli è il custode delle conoscenze passate. Il visionario del futuro. Il designer del presente. L’operaio del maglio del pensiero critico a forgiare un mondo migliore.

«Ecco… nella vita sono l’umanista con il martello».