M. Bustreo «Lockdown in Campo San Giacometo, Venezia» (2 aprile 2020)
Nell’incertezza e nell’impensabilità che caratterizza questo momento storico penso ci siano tre aspetti importanti da recuperare:
1. la necessità di prendere consapevolezza della differenza che esiste tra paura, angoscia e comportamenti ragionevoli
2. la conferma che nella relazione rimane la ragione più importante che sostiene ogni dinamica di fiducia
3. il fatto che esistono ottime risorse personali, sociali e professionali per affrontare questo momento.
Paura e angoscia
Paura e angoscia sono sentimenti non equivalenti.
La paura nasce di fronte a una minaccia determinata. È un meccanismo di difesa che ci permette di sopravvivere al meglio. Se noi dobbiamo saltare sopra un crepaccio, la paura di cadere, di fare un passo troppo corto, di mettere male il piede d’appoggio è uno strumento di controllo delle azioni, di valutazione e contenimento dei rischi. La paura è data sempre da un oggetto determinato: il crepaccio in questo caso. E in questo è uno strumento razionale molto efficace.
L’angoscia invece non ha un oggetto determinato. Ecco perché di fronte a un virus invisibile la maggior parte delle persone è angosciata. Perché questa minaccia non si vede. Non si sa da dove arriva né quando entra realmente in azione. E non permette di avere chiaro una fine, un limite. La mancanza di un’idea di futuro e il sentimento di insicurezza generalizzata attiva così un atavico bisogno di rassicurazione, un antidoto all’inquietudine, all’incertezza.
Ma è in presenza dell’angoscia che i comportamenti diventano irrazionali. Diventano irrazionali perché manca un riferimento chiaro al comportamento che può contenere tale minaccia: cosa fare e cosa non fare. E rischiano di estendersi ad altri comportamenti creando una situazione ancor più pericolosa di quella reale.
L’importanza della relazione
Per chi fa della relazione uno degli strumenti del proprio lavoro, in una situazione come questa è ancor più importante ricordarsi che questa – la relazione, quella che io chiamo la terza faccia della moneta – parte dalla cura di sé e quindi arriva alla cura degli altri e dei loro bisogni.
Rinforzare la cura di sé significa prendere consapevolezza che ciascuno di noi ha un centro profondo che la psicologia chiama «Sé».
Il «Sé» è la nostra guida interiore. Una guida che segue un codice paterno che governa e un codice materno che genera.
Nei momenti difficili come quelli che stiamo vivendo dobbiamo resistere alla tentazione di ascoltare le sirene esterne e lasciarci andare a decisioni e comportamenti impulsivi, soprattutto se mossi da uno stato di angoscia.
Dobbiamo invece governare i nostri comportamenti. E per farlo dobbiamo ascoltare. Ascoltare prima di tutto la nostra guida interna: la parte più profonda di noi. E poi garantire l’ascolto dei nostri interlocutori. In tal modo si favorisce il generare di immagini e soluzioni comuni.
Quali risorse?
Ognuno di noi, in un momento difficile, deve ricordarsi di non essere un professionista in balia degli eventi, dell’incertezza e della minaccia. Sono e devo essere una persona che, con il giusto distacco emotivo, comprende quale sia il comportamento migliore da agire. Sono e devo essere una persona che prende precauzioni ascoltando le informazioni che arrivano da fonti autorevoli.
Sono e devo essere un professionista che difende il benessere: perché se la mente è occupata dalla paura e dall’angoscia i comportamenti che si mettono in atto saranno più rischiosi. Invece, è in forza di tale rassicurazione sul benessere si rinforza la fiducia nella relazione, anche e soprattutto oggi.
Sono e devo essere una persona che ascolta i sentimenti di profonda incertezza, propri e altrui. E che sa intervenire per trasformare la relazione in supporto. Per poter trasformare la crisi in opportunità al di là della retorica. Per rinforzare una gestione attiva e tutelante del proprio benessere. Per agire e non subire il cambiamento, per quanto difficile e doloroso esso sia.
Qui la terza metà di ciascuno di noi può rappresentare quegli strumenti utili a comprendere come il momento difficile che stiamo vivendo è inserito in un contesto più ampio. E in tale contesto ci sono sì minacce da temere ma per le quali esistono strumenti per affrontarle.
Le paure possono e devono essere riportate a oggetti concreti da gestire con strumenti solidi ed efficaci. Strumenti che appartengono al nostro ruolo professionale, alla nostra esperienza personale, alla rete di relazioni umane nelle quali siamo inseriti.
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